Progetto

Lavorare oltre il campo”

Piano di inserimento lavorativo dei Sinti e Rom presenti nelle aree nomadi comunali di Padova.

  

 A cura della Dott.ssa Marta Cimento

 

Da un’analisi approfondita e costante dell’attuale realtà delle aree nomadi di Padova, risulta sempre più impellente e necessario realizzare un piano di inserimento lavorativo dei Rom e dei Sinti che ivi risiedono.

Gli operatori dell’opera Nomadi di Padova, infatti, riscontrano quotidianamente le difficoltà incontrate da Rom e Sinti nella ricerca di un’occupazione.

Da qui la conseguente difficoltà, o meglio l’inevitabile impossibilità di crearsi una vita oltre il campo, e di realizzare  un’integrazione sociale reale e concreta.

Le principali difficoltà riscontrate dai Rom e dai Sinti durante la ricerca lavoro più che basate su una mancanza di competenze professionali, troppo spesso sono legate ad una serie di pregiudizi circa la scarsa affidabilità e professionalità dei Rom e Sinti.

Questo progetto nasce con lo specifico obiettivo  di realizzare una serie di inserimenti lavorativi mirati, attuati  in base all’analisi dei singoli casi e alla definizione delle specifiche competenze professionali per favorire l’obiettivo a lungo termine dell’inserimento socio lavorativo dei Rom e Sinti nella realtà di Padova.

Qui di seguito riportiamo un grafico che illustra schematicamente le fasi principali del Progetto “Lavorare oltre il campo”, fasi che saranno poi illustrate e definite più specificatamente.

 

Il Progetto “Lavorare oltre il campo”, la cui durata prevista è di un anno circa, è dunque definibile attraverso quattro macro fasi (ciascuna della quali prevede al suo interno una serie di micro azioni specifiche) che delineano l’obiettivo a breve termine dello stesso e cioè l’inserimento lavorativo del gruppo in oggetto, e contemporaneamente dovrebbero costituire la base per l’attuazione di un obiettivo di più ampio respiro e di lungo termine e cioè l’integrazione e l’inserimento sociale attraverso la possibilità di raggiungere un buon tenore di vita.

La prima fase “Analisi dei singoli casi” prevede una valutazione, attraverso uno o più colloqui, se del caso, con le persone che all’interno del campo Nomadi manifestano attualmente la necessità oltre che il desiderio di trovare un’occupazione stabile, regolare e giustamente retribuita, nonché continuativa.

Dopo aver chiarito necessità e bisogni si procederà con l’attuazione della seconda fase: “Definizione delle competenze professionali”. Tale fase consisterà nel realizzare una raccolta dei  dati , tramite intervista, relativi alla storia scolastica, professionale e lavorativa degli utenti al fine di aiutarli nella stesura del proprio curriculum vitae in base all’obiettivo, cioè al tipo di lavoro ricercato.

A seguito di ciò avrà inizio la fase di “Ricerca attiva lavoro” che consisterà  nell’individuare aziende, con necessità di personale, da contattare per il possibile inserimento lavorativo. Tale attività consentirà di creare una rete di contatti con le Aziende del territorio nel tentativo di creare un sistema di lavoro che si mantenga costante e favorisca i successivi e futuri inserimenti. Stabiliti i contatti con l’Azienda si tratterà di definire con gli utenti Rom e Sinti, a seconda delle specifiche esigenze, se l’intervento degli operatori dell’Opera Nomadi debba attuarsi sia nella fase di colloquio con l’eventuale datore di lavoro oppure definirsi solamente come attività di monitoraggio durante e dopo l’inserimento al fine di garantire la durata e la continuità del rapporto di lavoro stesso. Questa l’ultima fase del Progetto.

“Lavorare oltre il campo” si propone dunque di supportare gli abitanti delle aree nomadi nella ricerca lavoro. Come già definito l’obiettivo a lungo termine è quello di permettere alle famiglie Rom e Sinte di sostenere, una volta in possesso di una retribuzione stabile e continuativa da parte degli adulti dei singoli nuclei, di lasciare il campo e prendere in affitto o acquistare un’abitazione e superare così l’attuale condizione di emarginazione in cui si trovano e inserirsi a pieno titolo nella società nella quale hanno deciso e scelto di vivere e integrarsi.

 

Conferenza a Roma sulle Cooperative di raccolta materiale ferrosi,  gli spettacoli viaggianti, il circo, 

Progetto presentanto per una Cooperativa Donne Sinte a Padova

 

Premessa

La nostra Associazione, oltre a promuovere la diffusione e la difesa della cultura e della lingua delle popolazioni Rom e Sinte, si batte per la difesa dei fondamentali diritti di tali gruppi presenti sul territorio nazionale. In anni di attività è emerso in modo sempre più chiaro che le condizioni abitative di queste persone che da nomadi sono ormai divenute stanziali perché hanno perso anche il diritto al nomadismo sono il pre-requisito indispensabile per una effettiva, definitiva e positiva integrazione fra la cultura dominante e la loro.

Il concetto di “tolleranza” che ha ispirato ed ispira ancora oggi le modalità con cui viene affrontato il problema dei Rom e dei Sinti , non è solo sbagliato da un punto di vista umano, ma anche inefficace. Infatti tollerare i campi nomadi significa “individuare” delle zone urbane poco frequentate (solitamente industriali , svincoli autostradali se non aree adiacenti a discariche o inceneritori) dove stipare centinaia e a volte migliaia di persone nascondendo agli occhi dei “cittadini” queste sacche di emarginazione. Questa attitudine alla segregazione provoca danni irreparabili nelle menti di entrambe le parti in gioco e significa identificare in modo definitivo i Rom e i Sinti  con il disagio, la povertà e la conseguente emarginazione.

Oltre a ciò, entrando più nel dettaglio, la politica dei mega-campi non tiene conto di molti altri elementi che rendono tale scelta non opportuna. Infatti quando si pensa ai “nomadi” ci si immagina una cultura omogenea, dove tutti i componenti condividono oltre la lingua, gli stessi valori e riferimenti culturali.   Niente di più sbagliato. Come è infatti intuibile un gruppo nomade ha come prerogativa principale di essere disseminato su un vasto territorio, ciò vuol dire entrare in contatto con realtà differenti ed inevitabilmente esserne contaminati nonostante la chiusura di questi gruppi.

Nel lento scorrere dei chilometri e dei secoli le popolazioni nomadi hanno acquisito usi e costumi delle genti che hanno incontrato, differenziandosi sempre più tra loro, creando sotto-gruppi sempre più eterogenei (e non  sempre compatibili).   Vediamo così che la logica di creare grossi campi per tutti i Rom e i Sinti (perché tra loro vanno d’accordo), è scorretta e dannosa.

Dannosa è anche la sovrappopolazione che queste persone sono costrette a sperimentare in questi moderni ghetti. Infatti violando le più banali norme igieniche e di sicurezza, le amministrazioni di tutta Italia tollerano situazioni al limite della follia dove un mondo parallelo colorato di miseria e marginalità è il teatro di vita di migliaia di donne, uomini e bambini. In luoghi come questi la parola dignità e impronunciabile, e senza dignità non può esserci il rispetto per nessuno.

Riteniamo quindi centrale portare avanti delle politiche abitative che tengano conto delle differenze e delle volontà di tutti, escogitando soluzioni innovative e differenziate. Esempi positivi fortunatamente esistono: le micro-aree familiari, l’inserimento in casa, i campi di transito e molte altre che saranno percorribili nel futuro attraverso il dialogo e il reciproco riconoscimento. Per troppi secoli la nostra “cultura” è stata sorda e cieca alle necessità di queste popolazioni, crediamo che per rimediare ora dobbiamo dai voce ai loro desideri.    

L’Opera Nomadi è un Ente Morale che, per il raggiungimento del fine sociale, si ispira ai principi della Carta dei Diritti dell’Uomo, ai documenti e alle Raccomandazioni adottate dalle Nazioni Unite e dall’Unesco, e fa proprie tutte le disposizioni a carattere umanitario, sociale ed educativo emanate dall’Unione Europea, dal Consiglio d’Europa e dal Parlamento Europeo.

L’Opera Nomadi di Padova fondata nel 1989, con sede in via Marcanova n° 2, da anni si occupa delle famiglie presenti nelle aree comunali, nei terreni privati e nelle abitazioni della città di Padova e della provincia, finalizzando il suo intervento alla tutela del diritto allo studio, diritto alla salute, diritto all’habitat, diritto al lavoro, diritto al rispetto e alla rivalutazione della cultura d’origine dei Rom e dei Sinti.

Per quanto riguarda l’habitat, il diritto ad abitare in modo dignitoso è indispensabile per lo sviluppo umano sostenibile. L’habitat presenta una situazione di degrado estremo per circa 150.000 Rom/Sinti, residenti e non, distribuiti nel territorio nazionale,  noi, infatti,  sosteniamo che sia un diritto degli esseri umani, siano essi rom/sinti o gagè  poter vivere dignitosamente soprattutto in una zona , come la nostra, facente parte del cosiddetto ”ricco nordest”.

In questo progetto ci occupiamo nello specifico dei Sinti veneti presenti nella città di Padova e residenti in Corso Australia ex via Tassinari n° 32. 

 

Chi sono i Sinti ?

Il termine sinto significa uomo o popolo e deriverebbe da Sind (o Sindhi), regione del Pakistan intorno all’ultimo tratto e alle foci del fiume Indo.  E difficile stabilire se questa sia la vera origine del nome e del popolo, che oggi e dal XV° secolo, abita in Europa i paesi germanofoni, la Francia e l’Italia settentrionali, se si tratti di un popolo a se stante, o di una delle varie popolazioni rom, di ceppo indoeuropeo che, a partire dal X° secolo, lasciarono la regione settentrionale dell’India, muovendosi a gruppi verso occidente.

In genere vengono chiamati Sinti i gruppi che abitano i territori sopra specificati (Germania, Austria, Francia e Italia settentrionale).

La lingua parlata è il “romanés”,  derivante dal sanscrito, e i dialetti dei luoghi dove si sono insediati.

In Italia i Sinti sono valutati, da un auto-censimento promosso alcuni anni fa dall’Associazione Spettacolo Viaggiante, circa 40.000 e si denominano secondo le regioni d’origine (Piemontesi, Lombardi, Emiliani, Veneti, Marchigiani, ...). Hanno sempre svolto i lavori dello spettacolo viaggiante: nel passato erano saltimbanchi, ammaestratori, ginnasti, prestigiatori, marionettisti e creatori delle prime arene all’aperto nelle piazze dei paesi; oggi sono giostrai e circensi. Sono infatti sinte tutte le grandi famiglie dei grandi circhi (Orfei, Togni, Mediano), e dei piccoli circhi, delle giostre ambulanti e di luna park.

Al giorno d’oggi forse nemmeno il 50% dei Sinti vive più dei mestieri tradizionali che sono stati penalizzati dalla diffusione di massa di altre forme di spettacolo e intrattenimento: televisione, discoteche, videogiochi, ecc.   A questo si è aggiunto il fatto che nel loro stesso mestiere si sono introdotti dei non Sinti (gagè), che dispongono di mezzi finanziari ben diversi, in grado pertanto d’investire in giochi (mestieri, li chiamano i giostrai) più moderni e costosi e di maggiore attrazione.  La legge Corona promulgata nel 1968, che avrebbe dovuto razionalizzare regolamenti e procedure di concessione delle aree, e calmierare la lievitazione di costi e tasse, imponendo ai Comuni la realizzazione di spazi attrezzati per le giostre e per la sosta dei giostrai, risulta a tutt’oggi completamente disattesa.

Questa grave crisi sta determinando uno sfaldamento delle stesse famiglie sinte e la perdita progressiva della loro lingua e cultura. La disoccupazione diffusa è una realtà sempre più minacciosa per un’intera popolazione, cui i poteri pubblici non sanno offrire nessuna forma né di tutela, né di formazione e riconversione professionale.

 

 

I Sinti a Padova

L’area comunale di via Tassinari n.32 (Corso Australia) ospita Sinti veneti (presenti in Italia dal 1400) che vi si sono stabiliti  da ormai 15 anni: sono diventati “stanziali” con la crisi che ha investito il settore dello “spettacolo viaggiante”.  L’unico a continuare il mestiere del padre, e del nonno, è il Sig. Virgilio Pavan perché questa crisi ha costretto l’80% dei Sinti a cambiare lavoro negli ultimi dieci anni. 
Nell’ area di via Tassinari n° 32 abitano 29 persone (17 adulti e 12 minori) imparentate tra loro, sistemate su roulottes e case mobili.    L’area risulta da sempre degradata e di difficile vivibilità: si tratta di un parcheggio non attrezzato  con un piccolo fabbricato che ospita due servizi igienici, completamente isolato dal resto della città e circondato da un muro. Nonostante le condizioni abitative siano pessime, gli ospiti cercano di dare dignità a questo ambiente occupandosi della pulizia e della manutenzione dell’area.

I Sinti di via Tassinari hanno cercato di integrarsi il più possibile attraverso:  la scuola (tutti i minori frequentano regolarmente le classi di appartenenza, molti hanno conseguito la licenza di scuola media e alcuni hanno frequentato corsi di formazione professionale e stages), e il lavoro (le donne sono impiegate presso cooperative di pulizie e gli uomini svolgono attività saltuarie tramite agenzie interinali).  

 

Le Donne Sinte in cooperativa

Le donne di via Tassinari per superare la situazione di precarietà della propria vita hanno espresso la volontà di costituirsi in una cooperativa che si occupi di varie attività, finalizzata alla possibilità di sviluppare un lavoro duraturo che possa dare sicurezza al futuro della famiglia.

 

Oggetto e attività della cooperativa

L'attività  prevalente  della  Cooperativa  ha per oggetto le prestazioni di servizi cosiddetti marginali nel contesto del­le attività merceologiche correnti quali:

  1. raccolta, trasporto, selezione e successiva vendita di rifiuti ingombranti, secondo la disciplina di cui al Decreto Legislativo n. 22/1997 e successive modifiche ed integrazioni, quali in specie: rifiuti domestici ed assimilabili metallici (ferrosi e non), vetro, legname, plastica, carta, vestiario, eccetera;
  2. attività di giardinaggio e verde urbano in genere, quale manutenzioni, pulizie, taglio erba, con relativo trasporto a rifiuto;
  3. attività di assemblaggio di articoli e prodotti di qualsiasi genere e tipo in conto terzi.
  4. attività generale di pulizia urbana, di aziende, immobili, macchinari e quant'altro, a favore di aziende ed enti, sia pubblici che non;
  5. rimozione e conferimento presso eco-centri autorizzati di rifiuti ingombranti, sia con prelievo da isole ecologiche, sia con modalità porta a porta;
  6. attività di raccolta, riassetto e rivendita di oggetti, indumenti, arredi usati, elettrodomestici;
  7. attività di stireria e rammendo, piccoli lavori di cucito.
  8. attacchinaggio e diffusione di materiale pubblicitario per enti pubblici e aziende private;
  9. coltivazione in serra ed in campo di piante, fiori ed or­taggi con relativa commercializzazione;

Potrà altresì aderire o integrarsi con altre organizzazioni perseguenti  le stesse finalità per il raggiungimento dello scopo sociale e potrà usufruire di tutti i contributi e le agevolazioni messi a disposizione dallo Stato, Regioni, Province e Comuni, nonché dai privati e da enti pubblici e privati e dalle Comunità Europee. Esclusivamente ai fini del conseguimento dell'oggetto sociale e soltanto nell'ambito dei propri soci con i limiti previsti dalle norme vigenti in materia, la Cooperativa potrà effettuare la raccolta dei prestiti da disciplinarsi con apposito regolamento.

È pertanto tassativamente vietata la raccolta di risparmio fra i non soci sotto ogni forma.

 

Monitoraggio

Le persone interessate alla costituzione della cooperativa sono le seguenti:

  • Uscieri Debora
  • Pavan Soriel
  • Vivian Melania
  • Finotello Francesca
  • Pietrobon Donatella
  • Pietrobon Maida
  • Pietrobon Soleika
  • Pavan Meggie

 

Richieste

Si Richiede, per iniziare tale attività, al Comune di Padova e nello specifico all’Assessorato ai Servizi Sociali la collaborazione per quanto concerne:

  • individuazione di una struttura che possa ospitare la cooperativa soprattutto all’inizio della sua costituzione. A tale proposito suggeriamo uno degli stabili inutilizzati dei magazzini del Comune nel piazzale di Corso Australia.
  • Un contributo economico iniziale per avviare l’attività.
  • L’interessamento presso l’azienda APS riguardanti il riciclaggio di rifiuti ingombranti, loro smontaggio e divisione dei materiali per un corretto smantellamento.
  • L’interessamento presso aziende private relative all’assemblaggio di prodotti.
  • L’interessamento per la promozione di incontri per la discussione di eventuali commesse con l’Assessorato al Verde pubblico per eventuali commesse relative alla manutenzione delle aree verdi o delle strade.

In fede

                                                               Opera Nomadi di Padova